Lettere per l'Abruzzo

19 marzo 2012

Lettera per l’Abruzzo della Famiglia Raimondi e di Vittorio Verì

Oggetto: Parere contrario all’istanza di permesso di ricerca denominato “Villa Mazzarosa”. Attività di ricerca di idrocarburi gassosi in terraferma ad opera della Medoilgas Italia S.P.A.

Gentile rappresentante della regione Abruzzo,

Gentile presidente della commissione VIA Antonio Sorgi,

Con la presente lettera vogliamo esprimere la nostra contrarietà alla proposta della Medoilgas Italia S.P.A. di svolgere ispezioni sismiche nell’area comprendente i Comuni di Roseto e di Pineto, della Provincia di Teramo. La MOG è una filiale della londinese Mediterranean Oil and Gas, nota in Abruzzo, per aver avanzato richieste di ricerche di idrocarburi con la trivellazione del famoso pozzo di Ombrina Mare, a soli 6 km dalla costa di San Vito Chietino. Il progetto, bocciato dal Ministero dell’Ambiente, prevedeva, infatti, attività di trivellazione e lavorazione di idrocarburi liquidi, con la localizzazione di una raffineria-desolforatore galleggiante. Oggi la MOG, appunto, intende invadere la Provincia di Teramo con due progetti di ricerca di idrocarburi gassosi in terraferma, denominati “Villa Mazzarosa” e “Villa Carbone”. Il primo riguarda il Comune di Roseto e parte del territorio di Pineto, entrambi caratterizzati da vincoli paesaggistici e naturalistici, il secondo l’entroterra teramano.

Nello specifico, nonostante la MOG asserisca che il tratto ti terra rosetano mostri “scarso pregio” e non contempli l’esistenza alcuna di tutele ambientali e territoriali, lì, nei confini di un’area di “1100 ettari tra i Comuni di Roseto e Giulianova” (www.riserveabruzzo.it) si estende la Riserva Naturale del Borsacchio, “istituita con Legge della Regione Abruzzo n. 6 dell’8 Febbraio 2005 con il perimetro definitivamente approvato con Legge n. 34 del 1 ottobre 2007” (ibid.). Cito, quindi, il testo che descrive le peculiarità e gli intenti di questa scelta, discussa e ancora protagonista di dibattiti, che leggo sul sito www.riserveabruzzo.it : la Riserva Naturale «tutela formalmente l’incontaminata bellezza di un’area, quella del Borsacchio, con i suoi aspetti di integrità della costa sabbiosa abruzzese, la presenza di dune embrionali di vegetazione alofita con tratti di macchia mediterranea dove si riproducono e sostano rare specie di uccelli» e «protegge uno dei rari tratti di costa e terreni rimasti ancora liberi dall’urbanizzazione incontrollata che ha trasformato in pochi decenni le tranquille coste del mare Adriatico in un ambiente completamente edificato ed antropizzato». Su questa vasta area è vietata qualsiasi attività mineraria, l’apertura di discariche e l’introduzione di mezzi a motore: il contrario di ciò che ne conseguirebbe l’entrata della ditta petrolifera in questa terra. Nel caso le ricerche vadano a buon fine, infatti, si avrebbero pozzi e macchinari meccanici, come le camionette Vibroseis, puzza e veleni nel sottosuolo e nell’aria. Che tutela del territorio sarà più mai quella della Riserva? Si scardinerebbero anche i principi che stanno dietro alla sua istituzione, quelli cioè di «valorizzare e promuovere la bellezza naturale del Borsacchio per il sostegno all’economia turistica», proprio perché «il nuovo modello di turismo responsabile prevede la valorizzazione durevole dell’ambiente, già sperimentato con successo in molte altre località italiane ed economicamente vantaggioso, per il ritorno di immagine dell’imprenditoria turistica costiera» e visto che «è da più parti dimostrato che una costa ben tutelata rappresenta una vera risorsa naturale, da utilizzare sul piano culturale, sociale ed economico» (www.riserveabruzzo.it) . A guadagnarci con queste meschine (nel significato di “tristi”, perché tali sono) attività sarebbero solamente i potenti, i sudditi del Dio Denaro, avidi e incuranti dell’ambiente e della salute dell’intero ecosistema, dove andrebbero a operare. Che differenza passa tra loro e noi che viviamo in questa terra? Che differenza c’è tra la salute dei loro figli e delle loro mogli e quella di questa gente? Perché continuare a cercare qualcosa che si sa essere scarso quantitativamente e qualitativamente, non conveniente né all’economia abruzzese né al benessere della sua popolazione. Posti di lavoro non ne da, almeno non nella misura in cui una regione o un paese si aspetterebbe; il gas e il petrolio estratti non soddisferebbero il fabbisogno nazionale italiano, assetato di energia; l’economia regionale non vedrebbe picchi di crescita; allora a che serve tutto questo? A che serve distruggere campi produttivi, riserve naturali, colline e mari, contaminando il prodotto che essi offrono? Chi garantirebbe alla gente, che abita le zone interessate e l’intero Abruzzo, che la MOG si accontenterà del gas o che andrà alla ricerca solo del gas? Cosa fa pensare che da sottoterra non estrarrà petrolio? Da quanto si legge nelle pagine della Prof.ssa Maria Rita D’Orsogna e nelle righe del blog del Prof.re Enzo Di Salvatore, nessuno può essere certo della trasparenza di questa ditta: l’una rileva che nella documentazione della Medoilgas viene citata più volte una terminologia che fa riferimento al “petrolio”, l’altro con un esame filologico della stessa e della giurisprudenza nazionale e regionale fa presente che ci sono diverse contraddizioni in seno a tali attività. A cosa fanno riferimento queste istanze? Alla ricerca di idrocarburi generici? O a idrocarburi gassosi? O a idrocarburi liquidi? Sempre tutto “all’italiana”: “’ndo cojo cojo”, tanto “tutto fa brodo”.

Tanto perché nella nostra costa non vi è nessun pregio, è giusto anche ricordare che a Pineto, interessata dal progetto, recentemente è stata istituita l’area marina protetta “Torre del Cerrano”, fortemente voluta dalla cittadinanza e dalle forze politiche. Possono coesistere contiguamente, se non promiscuamente, due realtà economiche e ambientali così divergenti tra loro? In che modo si disegnerà il nuovo paesaggio abruzzese-teramano, oggi stimato e apprezzato, forse invidiato, per il meraviglioso trittico naturale che si offre alla vista umana: mare, colline e montagne?

Ai miserabili comuni mortali rimarrebbero le briciole, e che briciole???? Saranno di casa l’inquinamento, le malattie croniche, le malformazioni genetiche, gli aborti, i tumori, le puzze e la distruzione del territorio.  Non berremo più vino, non mangeremo più pane olio e pomodoro, ma avremo più oro nero per le nostre vetture, fumo e gas in circolo nell’aria. Lungo la costa abruzzese teramana ci sono già piattaforme che si stagliano all’orizzonte, che sono ormai parte del nostro paesaggio, quando al mattino il sole sorge, o quando la luna d’estate si riflette sul mare. Sembrano essere castelli marini per possibili fiabe fantastiche: è giusto che ci siano ancora? E’ giusto pensare che siccome già ci sono, è possibile aggiungere altre attività ad esse complementari e affini? E’ sano pensare che tutto ciò che si eredita dal passato sia bello o giustificabile?

Sul sito della Regione Abruzzo, nella sezione Ambiente, si leggono queste righe che riporto testualmente: «(…)L’impegno della Regione Abruzzo è quello di perseguire uno sviluppo più sostenibile, che possa soddisfare i nostri bisogni e, salvaguardando l’ambiente e le sue risorse, ne assicuri il soddisfacimento anche alle future generazioni. In considerazione degli attuali problemi ambientali, una razionale gestione territoriale si attua essenzialmente arrestando la perdita di biodiversità e sviluppando l’utilizzo di energie rinnovabili, realizzando iniziative che non si limitino alle aree naturali protette, ma si estendano a tutti gli ambiti territoriali. Si sono quindi poste le basi per una politica energetica basata sullo sviluppo delle fonti rinnovabili (eolica, fotovoltaica, solare, biomassa, idrogeno), sulla bonifica dei siti inquinati, sul contenimento dell’inquinamento luminoso ed elettromagnetico e su una pianificazione del territorio che tenga conto dell’elevato livello di biodiversità diffuso non solo nelle aree protette ma anche nei siti Natura 2000 (Siti d’importanza comunitaria e Zone di protezione speciale). La Regione intende quindi perseguire azioni di pianificazione che integrino le diversità ambientali, paesaggistiche e storico-culturali che caratterizzano il territorio abruzzese e le relative aspettative delle comunità locali. Esempi di queste nuove modalità operative sono dati dalla nuova legge per il governo del territorio, che sostituirà la L.R. 18/83, e da un nuovo Testo Unico per l’edilizia, che incentiverà l’attuazione delle Best Available Technologies per una maggiore efficienza energetica degli edifici.». Si passi ai fatti, per cortesia. Perché concedere i permessi alla MOG e alle altre compagnie petrolifere significherebbe virare rispetto alle suddette intenzioni. Via il cemento, per dar spazio alle nuove costruzioni in fabbricato; risparmio energetico; fotovoltaico ed eolico, con una saggia regolamentazione della loro ubicazione; meno materiale di plastica e più vetro, ad esempio. Non è vero che l’estrazione del gas è meno dannosa di quella del petrolio, perché le pratiche di trivellazione sono le medesime. Per non parlare delle esalazioni gassose, che sono alquanto nocive per l’ambiente e per la salute umana. Niente e nessuno può garantire per l’incolumità dell’intero ecosistema, per la totale sicurezza di queste attività e degli impianti istallati per una possibile e futura coltivazione e lavorazione degli idrocarburi, siano essi gassosi o liquidi. L’inquinamento delle falde idriche per mezzo dei prodotti chimici utilizzati per lubrificare il terreno durante la trivellazione o per le fuoriuscite di gas sono già realtà nella regione lucana, simbolo della mortificazione di una terra e di una intera economia.

La regione Abruzzo deve ambire a un miglioramento della vita ambientale e umana, conservando e favorendo la peculiarità di essere la Regione Verde d’Europa e una terra ricca di prodotti di alta qualità.

Appellandoci, pertanto, all’articolo 6, comma 9 della legge 8 luglio 1986 n.349, che consente a ogni cittadino italiano di presentare in forma scritta le proprie osservazioni sui progetti sottoposti a Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), nonché al trattato di Aarhus, recepito anche dall’Italia, che sancisce il sacro santo diritto delle popolazioni di esprimere la propria opinione riguardo alle proposte ad alto impatto ambientale, ci congediamo con l’auspicio che l’Ufficio VIA valuti attentamente le istanze dei petrolieri e le reazioni della popolazione abruzzese.

Grazie della cortese attenzione.

Distinti saluti.

Ludovica Raimondi 

Vittorio Verì

Ludovico Raimondi

Giuliana Splendiani

Fabiana Raimondi

Vincenzo Raimondi

Giulianova, lì 17-12-2011

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